Programma e linee guida del Movimento 9 Dicembre Forconi
Questa non è solo una crisi monetaria e finanziaria, ma prima di tutto è industriale e sociale, viste le enormi quantità di energia e risorse di base che consumiamo per far funzionare il nostro sistema.
Energie che iniziano a scarseggiare e che diventano, giorno dopo giorno, sempre più costose ed inaccessibili.
Associata alla scarsità di energia, ci troviamo a fronteggiare la correlata scarsità di molte altre risorse di base (materie prime) che, per essere disponibili (estrazione, lavorazione etc …), richiedono grandi consumi di energia, creando pertanto un processo di “involuzione” senza fine.
Non possiamo non tener conto che è questo, in realtà, il fattore scatenante della crisi.
Pertanto non ci può essere crescita senza investire in maniera cospicua principalmente nella ricerca di altre fonti di energia che abbiano la stessa economicità ed abbondanza che ha avuto il petrolio negli ultimi 100 anni. Per far ripartire la crescita è quindi impensabile parlare di un rilancio dei consumi, processo che richiederebbe un ulteriore sfruttamento delle risorse naturali del pianeta, già ampiamente sovra-sfruttate e non più economicamente approvigionabili, già a partire dalla fine degli anni ’70.
Infatti, da allora in poi, tutti i tentativi volti a riprendere il cammino della crescita economica hanno comportato più costi che benefici.
E a tutto ciò si aggiunge un sistema capitalistico (cambiato dopo il 1971 con la rottura degli accordi di Bretton Woods) basato sulle cambiali – quindi sul denaro altrui (attraverso i debiti/denari creati con il meccanismo della riserva frazionaria bancaria) – che non ha fatto altro che speculare attraverso la “globalizzazione” ed il “neoliberismo” (libertà per pochi a scapito dei molti ovvero delle popolazioni) sulle disgrazie altrui;
processo quest’ultimo messo in piedi al fine di rimandare la fine di un sistema capitalista già moribondo alla fine degli anni ’70 (per la mancanza sopra citata di concrete possibilità di crescita).
Questo ha comportato la creazione di un sistema basato sulla finanziarizzazione e sulla virtualizzazione dell’economia, dove i soldi si guadagnano sui prestiti e sulle scommesse, piuttosto che dalle attività produttive quindi basate sull’economia reale.
Né è più pensabile continuare a foraggiare la rendita finanziaria, cosa che nel nostro paese accade da oltre 30 anni (dopo la separazione, avvenuta nel 1981, delle competenze della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro). Tale processo ha dissanguato la nostra economia, attraverso l’aumento continuo delle tasse necessarie a pagare gli interessi reali sul debito pubblico, ed ha progressivamente prosciugato tutti gli investimenti, prima pubblici e poi privati (questi ultimi, dediti per convenienza, alla sola rendita finanziaria).
Il costo “reale” di questa sciagurata operazione è almeno i 2/3 del debito stesso (65%-70%), come si evince dal grafico pubblicato.
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Questa mancanza cronica di investimenti (sia pubblici che privati) ha comportato un inevitabile crollo della produttività per ora lavorata, perché molti costi della produzione sono stati scaricati su chi lavora !!!!
Pertanto la sola via di uscita che abbiamo è quella di invertire l’intero processo, facendo si che lo Stato:
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avvii una serie di importanti investimenti nei settori strategici e di interesse generale per l’economia, creando lavoro;
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fornisca direttamente, senza intermediari, i servizi di base necessari alla vita del singolo cittadino e che tuteli, in tutte le sue forme, il risparmio, e nel contempo rilanci – attraverso la spesa pubblica – un ciclo espansivo per l’economia, che permetta di sviluppare un processo di riallocazione (no alla globalizzazione e allo sfruttamento degli esseri umani) delle attività produttive, tutelando sia il libero mercato che la piccola e media impresa, eliminando tutti gli interventi di natura finanziaria ed economica nel settore privato, che non riguardino i settori di interesse generale.
Pertanto indichiamo alcuni percorsi fondamentali da seguire parallelamente nell’immediato:
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un piano ventennale per portare l’80% dell’energia attualmente consumata, ad essere prodotta da fonti completamente rinnovabili;
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un piano di investimenti ingenti nella ricerca di nuovi modi per produrre energia con particolare attenzione alle rinnovabili e alla fusione nucleare (LENR – a temperatura ambiente);
Contemporaneamente al tema energetico, occorrerà sviluppare un piano per la ricerca della piena occupazione, grazie ai seguenti interventi:
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una rilocalizzazione sistematica delle attività utili (agricoltura, industria, ecc … );
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l’informatizzazione centralizzata della P.A. e lo sviluppo delle “autostrade digitali”;
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creazione di sistemi di immagazzinamento, distribuzione e produzione dell’energia;
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avviare la riconversione progressiva delle attività non più utili e/o nocive, con bonifica dei territori inquinati;
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attuare concretamente la diminuzione della spesa per gli armamenti;
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attuare un piano di manutenzione e di riqualificazione energetica, ambientale ed antisismica, degli edifici pubblici e privati;
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attuare un piano di salvaguardia del territorio per contrastare e – ove possibile – prevenire il dissesto idrogeologico, con incentivazione agli agricoltori per la manutenzione ordinaria dei terreni a rischio;
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attuare un piano di salvaguardia e di manutenzione del patrimonio storico, culturale ed artistico;
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attuare un piano per il potenziamento del trasporto locale su ferrovia, dei servizi sanitari, della giustizia, della sicurezza e dell’istruzione pubblica;
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avviare un piano di investimenti nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, energia e salute; con particolare attenzione alla ricerca farmaceutica, in modo da tutelare il cittadino dal conflitto di interessi da parte di chi li produce, e di verificare puntualmente le proprietà curative di quei farmaci derivati direttamente da prodotti naturali, e pertanto non brevettabili.
COME POSSIAMO ATTUARE TUTTO CIO'
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Rimettendo in doppia circolazione la nostra moneta, la Lira, non convertibile in rapporto 1:1 con l’Euro e di proprietà del possessore (abolizione della riserva frazionaria), effettuando le seguenti operazioni:
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nazionalizzazione delle funzioni di banca centrale;
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emissione della nuova Lira per spesare, senza creazione di debito, gli investimenti effettuati nei settori strategici dell’economia ed i servizi essenziali erogati dallo Stato, con il solo vincolo di non creare inflazione monetaria su medio-lungo periodo (ovvero affinché la circolazione monetaria sia – per quanto possibile – in equilibrio con la produzione di beni e servizi dell’intera nazione, anche e soprattutto al fine di tutelare il risparmio);
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fare in modo che non siano pagati interessi reali sul debito pubblico (nessuna usura sulla moneta di Stato), ovvero fare in modo che in media gli interessi pagati siano valorizzati all’inflazione annuale nazionale, e che il titolo abbia le stesse caratteristiche del Buoni Fruttiferi Postali Ordinari, quindi con rischio e rendita nulli.
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creazione di una Banca Commerciale Pubblica, che finanzi a bassi tassi di interesse (valori prossimi all’inflazione annuale) tutte le attività produttive della piccola e media impresa ed eroghi mutui per l’acquisto della prima casa;
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disconoscimento di tutti i trattati europei ratificati dal 2006 in avanti, in quanto ratificati da Parlamenti illegittimi, nonché il ripristino degli artt. 81, 97, 117 e 119, nella loro versione originale prevista dalla Costituzione, per il disconoscimento immediato del Fiscal Compact;
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liquidazione e restituzione dei fondi europei EFSF ed ESM per diminuire il debito pubblico.
STATO e CITTADINI
L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, costosa ed inefficiente, vogliamo una profonda e completa riforma del modo di operare dello Stato e siamo, pertanto, promotori di una “Rivoluzione” culturale e sociale, che porti all’attuazione nella nostra Carta Costituzionale della sovranità popolare, mettendo l’amministrazione statale effettivamente al servizio dell’intera collettività e del singolo cittadino(prendendo come modello di riferimento quello svizzero); vogliamo inoltre la tutela del nostro patrimonio culturale, artistico, scientifico ed ambientale.
Vogliamo eliminare ogni forma di differenza “territoriale” nell’erogazione dei servizi statali essenziali: non devono esistere cittadini di serie A e altri di serie B, per nessun motivo; i servizi devono essere efficienti su tutto il territorio nazionale, da nord a sud, da Bolzano a Lampedusa.
Vogliamo che lo Stato dia i servizi essenziali, il lavoro e la dignità di vita ad ogni essere umano, bandendo pietismo ed egoismo, incentivando la cooperazione fra gli individui, al fine ultimo di creare le migliori opportunità per un futuro più roseo, per tutti.
Siamo promotori di una riforma costituzionale che consenta ai cittadini di proporre sia delle leggi, che le attuazioni di provvedimenti amministrativi, oltre all’esercizio di referendum propositivi e consultivi vincolanti, sia nazionali che locali.
Siamo promotori di uno Stato che salvaguardi – non intervenendo – la libera iniziativa, laddove esista un mercato libero ed effettivamente concorrenziale, e che consenta di far prosperare la piccola e media impresa quale eccellenza del nostro paese.
Cosa vogliamo inoltre cambiare?
Vogliamo la lotta concreta alla corruzione;
Vogliamo la semplificazione delle procedure amministrative e della burocrazia, in modo da mettere lo Stato ed i suoi dipendenti al servizio del cittadino e dell’impresa;
Vogliamo meritocrazia nella selezione e nella valutazione della classe dirigente, con licenziabilità immediata nel caso di manifesta incapacità di operare e/o di corruzione.
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Le nostre proposte si riferiscono a quegli interventi che riteniamo essenziali per affrontare seriamente la crisi, senza entrare in ulteriori dettagli che al momento non riteniamo opportuno inserire, e che sono lasciati al libero contribuito di tutta la cittadinanza.
Quello che chiediamo è di cambiare in modo profondo il funzionamento delle nostre istituzioni, che devono essere realmente al servizio di tutti i cittadini e di tutte le imprese, facendo si che i diritti fondamentali dell’essere umano, il lavoro e la sua dignità, siano davvero le basi del corretto operare della pubblica amministrazione.
E’ fondamentale pertanto, nella P.A. o nelle Istituzioni, premiare chi lavora con onestà ed imparzialità (requisito fondamentale), con competenza e/o che emerga per meriti, ma anche prendere drastici provvedimenti nel caso in cui in ruoli di responsabilità si palesino comportamenti disonesti o incapacità sostanziali.
Noi tutti invece dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento troppo egoistico (neo-liberista) che ha minato alla base i valori fondanti della nostra società e far si che lo spirito di cooperazione sia più importante di quello di competizione; competizione che ha senso solamente se leale e rispettosa del diritto altrui e della salvaguardia dell’ambiente.